A distanza di qualche tempo dalla mia ultima “passeggiata” sul Treja e dopo l’ultimo e amaro disastro ambientale che lo aveva colpito, questo sabato mi sono finalmente deciso di tornare a “calpestarvi” il fondale in compagnia di un amico.
Partiamo sul presto quindi, decidendo di fare “un giretto” lungo il tratto a valle di Castel S.Elia per capire meglio in che stato si trova il fiume. Superato il paese ci immettiamo sulla strada sterrata che dalla provinciale per Civitacastellana si immette lungo i campi. Costeggiamo il fiume per qualche centinaio di metri proseguendo in direzione dell’agriturismo “Le forre del Treja” e decidiamo di scendere a dare uno sguardo nel tratto a valle dell’agriturismo e vedere che aria tira..
Lasciamo l’auto appena possibile per raggiungere la nostra meta a piedi e arrivati sull’argine del fiume la situazione si presenta buona fin da subito. La portata d’acqua è ancora un pò deficitata dalla lunga e torrida estate appena trascorsa e c’è anche una buona attività di Cavedani e Lasche che subito ci rincuora…
Così, dopo un rapido scambio di pareri tra di noi su come affrontare la mattinata decidiamo di separarci di un centinaio di metri. Enrico, vista la scarsità di portata, affronterà il fiume “a secca” con una 7’6″ coda 3 e un finale corto da 240 cm (comprensivo di Tip), mentre io mi sperimenterò per la prima volta su questo fiume adottando la tecnica della ninfa ceca (czech Nimph) con una 9’6″ coda 3 con due asole e tre bracioli (quindi 2-3 ninfe a seconda delle esigenze).
Debbo dire che la scelta di affrontare il tratto a ninfa si è rivelata efficace. Utilizzando ninfe montate con le soite bead head (2.8 – 3.00 – 3.8 ) e ninfe di effimera verde di tipo phesant tail (sabato mattina ho notato diverse schiuse di effimere verdi) nonchè l’immancabile dragon fly (ninfa di libellula) “pesantona” che solitamente inserisco come prima “pilota” per i punti a corrente più forte o nelle buche sotto le cascatelle dove la profondità aumenta, ho avuto la possibilità di riscoprire che in questo fiume ci sono ancora tanti, tantissimi pesci!
Bhè, tutto sommato devo ammettere che mi sono divertito lo stesso anche se il mio obbiettivo era quello di strappare dal fondo qualche Barbo…ma tornerò…tornerò..
In conclusione sono stato davvero felice di ritrovare una “armonia” (bhe.. forse sto esagerando) sull fiume che dopo l’ennesimo disastro sembrava essere definitivamente perduta, anche se, sollevando qualche sasso quà e là alla ricerca di qualche “chiave di lettura” che mi aiutasse ad interpretare meglio cosa utilizzare dalla mia scatoletta di “fregature per pinnuti “, ho potuto constatare una scarsa (quasi nulla) presenza di esseri viventi (ninfe per l’appunto) e credo dipenda ancora molto dalla situazione che questo fiume ha vissuto negli ultimi due anni.
Ad ogni modo per maggiori informazioni sul tratto del fiume potete riferirvi al sito del Tuscia Fly Club su cui si trovano spesso aggiornamenti ed iniziative alieutiche di pesca a mosca.
4 Commenti
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Ciao Marco
abito li vicino e sto imparando a mosca
posso aggregarmi per due lanci insieme?
certo,
solo che ormai la stagione è finita…dobbiamo attendere la primavera. Ripassa da queste parti e organizziamo!
grazie 🙂
sto facendo pratica di lancio da 3 mesi ormai e qualche miglioramento ora c’è.
ho preso una coda 4 per andare in questo spot, pensi che a marzo si possa iniziare?
bhe..non si può mai dire. Sicuramente piu ci si addentra nella stagione calda e meglio è.
In un posto come questo se ci dovessi andare a Marzo mi porterei una 9e6 coda 3 e ci pescherei a ninfa; però mi porterei anche una scatoletta di secche…magari becchi una giornata col sole e nelle ore centrali si muove qualcosa.